Om Ricordi danteschi di Sardegna
"Chi dai monti della Gallura o dal porto di Terranova ammira la deserta e sassosa isola di Tavolara, che sale a picco dalle acque, coronata sulla cima di una folta boscaglia che ricorda la selva del paradiso terrestre, avrà perfettamente illusione di trovarsi innanzi al Purgatorio, quale lo foggiò l'ardita fantasia di Dante". A spingere il filologo e dantista emiliano Tommaso Casini a scrivere questo documentato libro sul rapporto tra Dante e la Sardegna, fu un senso di stupore e di meraviglia nel notare come, non solo la storia, ma anche la geografia, la lingua, i costumi, gli uomini, i fatti della Sardegna nel tempo di Dante venissero rispecchiati nelle sue opere con tanta precisione e abbondanza d'informazioni e in forte contrasto col silenzio che tutti i suoi contemporanei manifestarono nei confronti dell'Isola. Ma da chi apprese Dante Alighieri tutte queste informazioni sugli avvenimenti storici, sulla lingua sarda, sui costumi del popolo, sul Gallo di Gallura e sulle antiche leggende? E quelle davvero dettagliate sui personaggi sardi, nativi o d'adozione, descritti nella Divina commedia, come Michele Zanche, fra' Gomita, Branca Doria, il nipote del Conte Ugolino, cioè il giudice Nino gentil e la sua Giovanna, solo per citarne alcuni? Leggendo il libro di Tommaso Casini scopriremo infatti che Dante fu intimo amico di importanti personaggi toscani e liguri che viaggiarono spesso tra Sardegna e Continente perché nell'Isola ci vivevano e avevano interessi politici ed economici molto radicati. È quindi possibile che Dante, in compagnia di qualche suo amico, come il giudice di Gallura Nino Visconti o ancora il celebre Corradino Malaspina, abbia visitato la Gallura, il Logudoro o il cagliaritano, in un'epoca in cui ai genovesi, ai pisani, ai lombardi ed ai toscani il viaggio di Sardegna doveva essere assai più famigliare che oggi generalmente non sia per noi italiani del continente?
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