Om La solitudine creativa di Nietzsche
È azzardato pensare che la solitudine costituisca il filo nero che conduce alla piena comprensione della filosofia di Nietzsche, spiegandola da una posizione che coinvolge necessariamente la persona di Nietzsche e la collega a ciascuna delle sue idee come frutto della sua stessa vita, piuttosto che come dissertazioni filosofiche su un mondo che gli è estraneo e al quale non vuole appartenere; un tale filo nero non può esistere, almeno non in un filosofo che fa della contraddizione l'essenza stessa della sua opera. Tuttavia, la solitudine è la compagna più fedele di Nietzsche, l'unica che lo accompagna dai primi anni di vita fino ai momenti che precedono la sua morte; la porta con sé tra le sue carni, la subisce, la vive, la rifiuta quando sembra incontrollabile, e la cerca di nuovo quando ne ha bisogno per scrivere; Perché non si tratta solo della solitudine fisica che è sempre stata latente, ma di una solitudine spirituale e ideologica, di un sentirsi e sapersi soli, di un vivere a fatica con la sensazione di non appartenere a niente e a nessuno, di essere inopportuni e allo stesso tempo in anticipo sul momento storico in cui si vive.
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