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Gli uomini risorgono sempre dal male subìto. Scritta così, questa frase sembra un assioma euclideo. È così, e va bene per tutti e sempre. E poi gli assiomi non si dimostrano, si accettano per costruirci sopra i nostri ragionamenti (e il Quinto Postulato che ha confuso tutto e ci ha regalato altri mondi?). Senza alcuna pretesa geometrica, né tanto meno filosofica, ho scritto questi versi suddividendoli in Quattordici Quadri e Quattro Elementi, preceduti da un Prologo e chiusi da un Epilogo. Tra Quadri e Elementi c¿è un Intermezzo. Nei Quadri si parla di male subìto, negli Elementi di una nuova possibile vita. Il numero Quattordici potrebbe rimandare alle quattordici Pinturas negras di Goya o alle quattordici Stazioni di una Via Crucis laica. Il Quattro potrebbe far pensare agli elementi fondamentali di una cosmogonia o ai punti cardinali. Fate voi. Ecco allora versi dove non c¿è un ¿iö, intimo o narrante, che si svela o racconta, ma un ¿noi¿ anti-epico e disperato che grida per non avere ancora trovato una direzione per l¿utopia che sembra non si possa raggiungere mai del tutto. Tuttavia, il ¿noi¿ non si rassegna, urla contro l¿arroganza di ogni forma di Potere
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