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Francia, XIX secolo. Henri, un vecchio pittore della Provenza, riceve dal fratello Christopher dalla lontana Normandia, un ritratto che lui stesso aveva fatto, trent¿anni prima, a Geneviève, fanciulla misteriosamente scomparsa. Ha inizio così uno scambio epistolare tra i due fratelli, riavvicinatisi, e la stesura, sotto forma di diario, da parte di Henri, di un flusso irruente dei ricordi di quel mistico lampo di gioventù vissuto con Geneviève, all¿insegna dell¿impeto romantico dell¿arte, in una continua ed impossibile evasione nell¿Altrove. Tra la prosa delle epistole e del diario di Henri e la poesia degli scritti ritrovati di Geneviève, prende vita ¿ in un prosimetro, per l¿appunto ¿ l¿emblematico dramma degli artisti melanconici del Romanticismo, sino ad un imprevedibile ed ineffabilmente drammatico risvolto.
Nel 1784, Vittorio Alfieri rese protagonista della sua ¿quarta tragedia di libertà¿ Agide IV, il giovane re condannato a morte nel 241 a.C. per aver cercato di risollevare le sorti di Sparta in nome dell¿eguaglianza, ripristinando le leggi di Licurgo. Vittorio Alfieri ebbe, nei confronti di Plutarco, che ne aveva tramandato la tragica vicenda, un rapporto in equilibrio tra fedeltà, innovazione e reinterpretazione della fonte. Benché le vicende di Agire IV e del suo successore Cleomene III siano ad oggi pressoché obliate, il ¿mitö degli ultimi re di Sparta, testimoniato da Plutarco, Polibio, Diodoro, Livio e Pausania, ebbe una straordinaria fortuna tra pensatori, letterati e filosofi dell¿Europa moderna: da Machiavelli ai monarcomachi, dai tragediografi della Gloriosa Rivoluzione e della Rivoluzione francese ai tragedia dell¿Italia del Preromanticismo, dai poeti e filosofi dell¿Illuminismo ai pensatori novecenteschi. Dopo Gli ultimi re di Sparta 309-146 a.C., Martine Chantal Fantuzzi ricostruisce la ricezione delle vicende di Agide IV e Cleomene III nella letteratura, nella politica e nella filosofia dell¿Europa moderna dal XVI al XX secolo.
Il trionfo di Traiano l¿imperatore-soldato La prima impresa estera militare che Traiano intraprese, nel 101 d.C., fu quella di conquistare la Dacia per porre fine all¿erogazione dei fondi che Roma si vedeva costretta a versare annualmente, in nome di una fragile alleanza stipulata nell¿89 da Domiziano con Decebalo, il rei dei Daci, il quale, nonostante i finanziamenti stava presumibilmente arruolando un esercito in funzione antiromana. Traiano decise così di conquistare la Dacia per azzerare un rischio che l¿Impero, nel massimo della sua espansione, non poteva più permettersi di temere. L¿operazione militare condotta da Traiano non fu solo motivata dalle ricchezze del territorio dacico, ma anche e soprattutto dalla necessità di debellare un serio pericolo per la sicurezza dell¿Impero. Le guerre di Dacia si fecero, in due riprese, dal 101 al 106 d.C., e si conclusero con l¿annessione della provincia romana di Dacia all¿Impero, e con l¿estensione dell¿Impero stesso al suo ultimo limes.
La prima impresa estera militare che Traiano intraprese, nel 101 d.C., fu quella di conquistare la Dacia per porre fine all¿erogazione dei fondi che Roma si vedeva costretta a versare annualmente, in nome di una fragile alleanza stipulata nell¿89 da Domiziano con Decebalo, il rei dei Daci, il quale, nonostante i finanziamenti stava presumibilmente arruolando un esercito in funzione antiromana. Traiano decise così di conquistare la Dacia per azzerare un rischio che l¿Impero, nel massimo della sua espansione, non poteva più permettersi di temere. L¿operazione militare condotta da Traiano non fu solo motivata dalle ricchezze del territorio dacico, ma anche e soprattutto dalla necessità di debellare un serio pericolo per la sicurezza dell¿Impero. In questo secondo volume vengono trattati la riorganizzazione della nuova colonia appena conquistata e viene analizzato l¿esercito romano in tutti i suoi aspetti, e nello specifico i combattimenti coi daci. Chiude la serie dei due volumi una ricca e completa bibliografia.
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