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Bøker av Gabriele D'Annunzio

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  • av Gabriele D'Annunzio
    341,-

    Una stanza vasta e luminosa, aperta sur una loggia balaustrata che si protende verso l'antica città dei Pelopidi. Il piano della loggia si eleva sul pavimento della stanza per cinque gradini di pietra disposti in forma di piramide tronca, come dinnanzi al pronao d'un tempio. Due colonne doriche sorreggono l'architrave. S'intravede pel vano l'acropoli con le sue venerande mura ciclopiche interrotte dalla Porta dei Leoni. In ciascuna parete laterale della stanza sono due usci che conducono agli appartamenti interni e alla scalinata. Una grande tavola è ingombra di carte, di libri, di statuette, di vasi. Ovunque, lungo le pareti, negli spazii liberi sono adunati calchi di statue, di bassi ri...

  • av Gabriele D'Annunzio
    341,-

    Si vedrà una stanza di terreno in una casa rustica. La porta grande sarà aperta su l'aia assolata; e vi sarà tesa una banda di lana scarlatta per traverso, a impedimento del passo, e alla banda saranno poggiati un bidente e una conocchia; e presso un degli stipiti penderà una croce di cera, contro i malefizii. Un uscio chiuso, con l'architrave adornato di mortella, sarà nella parete a man dritta; e lungh'essa la parete saranno tre arche di legname. A manca, nella grossezza del muro, sarà un camino con la sua cappa molto prominente; e, poco più in là, un usciuolo; e, quivi presso, un telaio. E vi saranno nella stanza varii utensili e suppellettili, ai loro luoghi, come stipi, scancìe, tres...

  • av Gabriele D'Annunzio
    341,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    258 - 424,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    236 - 410,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    341,-

    Candide cime, grandi nel cielo forme solenni cui le nubi notturne stanno sommesse come la gregge al pastore, ed i Vegli inclinati su l'urne profonde dànno eterne parole, e fanno corona le stelle taciturne;

  • av Gabriele D'Annunzio
    341,-

    - Forse - rispondeva la donna, quasi protendendo il sorriso contro il vento eroico della rapidità, nel battito del suo gran velo ora grigio ora argentino come i salici della pianura fuggente.- Non forse. Bisogna che sia, bisogna che sia! È orribile quel che fate, Isabella: non ha alcuna scusa, alcuna discolpa. È una crudeltà quasi brutale, un'offesa atroce al corpo e all'anima, un disconoscimento inumano dell'amore e d'ogni bellezza e d'ogni gentilezza dell'amore, Isabella. Che volete voi fare di me? Volete rendermi ancor più disperato e più folle?- Forse - rispondeva la donna, aguzzando il suo sorriso che il velo pareva confondere e quasi fumeggiare nei mobili riflessi, di sotto ...

  • av Gabriele D'Annunzio
    341,-

    Quelle horreur et quelle mort et quelles beautés nouvelles sont partout éparses dans la nuit? Quel vent prodigieux excite toutes les flammes en travail dans le firmament latin? Le jour est proche! Le jour est proche! O mes odes, filles rapides de la fureur et du feu, quel dieu, quel héros, quel homme exalterons-nous au jour certain? Je ne suis plus en terre d'exil, je ne suis plus l'étranger à la face blême, je ne suis plus le banni sans arme ni laurier. Un prodige soudain me transfigure, une vertu maternelle me soulève et me porte. Je suis une offrande d'amour, je suis un cri vers l'aurore, je suis un clairon de rescousse ...

  • av Gabriele D'Annunzio
    341,-

    Alcione [al¿t¿öne, al¿t¿¿¿ne]) è il titolo di una raccolta di 88 poesie del poeta italiano Gabriele D'Annunzio, scritte tra il 1899 e il 1903 e pubblicate nel 1903. Era inteso come il terzo volume di un'opera di sette libri intitolata Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi che fu successivamente interrotta nel 1912 con soli quattro volumi pubblicati: Maia, Elettra, Halcyon e Merope. Il 7 luglio 1899, D'Annunzio scrisse al suo editore Treves su una lunga e complessa opera lirica che stava sviluppando. I sette libri della Laudi prendono il nome dalle stelle dell'ammasso delle Pleiadi. Di questi, i primi tre furono pubblicati nel 1903, mentre Merope fu pubblicato nel 1912.D'Annunzio riprende a scrivere poesie dopo una lunga pausa (la sua ultima opera lirica, Poema paradisiaco è datata 1893), durante la quale conduce una vita movimentata tra viaggi, esperienze politiche e il legame sentimentale appena stabilito con l'attrice Eleonora Duse. Halcyon è visto dal poeta come un radicale allontanamento dalla sua opera precedente, in cui sente di scrivere più liberamente, abbandonando modelli, forme e personaggi del passato senza rinunciare alla vastissima cultura che, di fatto, scaturisce da Halcyon, passando dalla mitologia greca antica, alle citazioni latine e alle reminiscenze rinascimentali italiane.Halcyon comprende 88 poesie, ordinate con un metodo strutturale che non riflette l'ordine cronologico di composizione. Tra il primo ("La tregua") e l'ultimo ("Il commiato") si delinea l'ideale di un'estate trascorsa tra gioia sentimentale e realizzazione poetica. La collezione è divisa in cinque sezioni interrotte da quattro lunghi ditirambi.Le sue poesie più note sono forse La pioggia nel pineto e La sera fiesola. Queste due opere liriche sono comunemente apprese nel Liceo come alti esempi di poesia decadentista.

  • av Gabriele D'Annunzio
    286,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    193,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    258,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    236,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    424,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    236 - 410,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    236 - 410,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    410,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    341,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    221 - 521,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    758 - 1 037,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    479 - 758,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    438,-

  • av Gabriele D'Annunzio
    438,-

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