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Caro signor Sorel, da un pezzo vo pensando d'intrattenermi con voi in una specie di conversazione per iscritto. Sarà questo il modo migliore, e il più acconcio, onde io v'attesti la mia gratitudine per la Prefazione, della quale mi avete onorato. Va da sé, che, così dicendo, io non mi fermo con la mente a ricordare soltanto le parole cortesi, delle quali mi siete stato prodigo con tanta profusione. A quelle parole io non potevo non risponder subito, e sdebitarmene nella forma della lettera privata.
Dialogo sopra i due massimi sistemi Tolemaico e Copernicano
Il nostro Partito Politico Futurista è nato naturalmente dalla grande corrente spirituale del movimento artistico futurista.
Il Gange, questo famoso fiume celebrato dagli indiani antichi e moderni, le cui acque son reputate sacre da quei popoli, dopo d'aver solcato le nevose montagne dell'Himalaya e le ricche provincie del Sirinagar, di Delhi, di Odhe, di Bahare, di Bengala, a duecentoventi miglia dal mare dividesi in due bracci, formando un delta gigantesco, intricato, meraviglioso e forse unico. La imponente massa delle acque si divide e suddivide in una moltitudine di fiumicelli, di canali e di canaletti che frastagliano in tutte le guise possibili l'immensa estensione di terre strette fra l'Hugly, il vero Gange, ed il golfo del Bengala. Di qui una infinità d'isole, d'isolotti, di banchi, i quali, verso il ...
Vo passeggiando dell'aonie dive I luoghi senza strada e da nessuno Mai più calcati. A me diletta e giova Gir a' vergini fonti e inebriarmi D'onde non tocche. A me diletta e giova Coglier novelli fiori onde ghirlanda Peregrina ed illustre al crin m'intrecci, Di cui fin qui non adornâr le muse Le tempie mai d'alcun poeta tósco; Pria, perchè grandi e gravi cose insegno
V'ha in Roma una classe di preti diseredati, che non hanno alcuna parte nell'orgia dei lauti piatti e delle grasse prebende. Questi sciagurati vengono chiamati comunemente preti di vettura. Per essi il maggior provento di lucro è quello che traggono dai mortori; e perciò a somiglianza dei corvi costoro fiutano l'odore dei morti, e calano a stormo sul fresco cadavere di un estinto. La loro opera, tanto per l'associazione, come per la messa, viene appigionata da un sensale, che contratta a cottimo col sagrestano della parocchia, gli fornisce un dato numero di preti, e distribuisce a ciascuno di essi la dovuta mercede.
Certamente se il mio animo, il quale è con voi quasi sempre, non mi vi rammentava, io era a peggior partito che non sono i vizi còlti in uggio da lo odio che in eterno gli portarà quella libertà di natura concessami da le stelle: perché, sendo io tenuto di molto obligo con una schiera di mezzi iddii, non sapeva a chi mi intitolare la istoria che io vi intitolo. S'io la dedicava al re di Francia, ingiuriava quel dei Romani. Offerendola al gran genero di Cesare e gran duca di Fiorenza, lume di giustizia e di continenzia, mi dimostrava ingrato a la somma bontà di Ferrara. Volgendola al magno Antonio da Leva, che averia detto di me l'ottima eccellenzia di Mantova e l'onorato marchese del Vast...
MAR. Tra le molte, anzi infinite cose, che grandissima maraviglia mi porgono Cornelio mio; mentre io vo riguardando questa gran Machina del Mondo, ve n¿è una non picciola; anzi forse non minore di qualunque altra, il vedere ogni cosa distinta col suo proprio colore: dalla cui varietà prendono gli occhi infinita contentezza e diletto. Percioche il cielo, la terra, le piante, l¿herbe, i fiori, gl¿animali brutti, e l¿huomo, tutti sono diversi non solo di spetie e di forma; ma di colori. Della cui varietà (per tacere le altre cose) quanta dilettatione ha preso la Natura ne gli augelletti: i quali si veggono così variamente dipinti, e con tanta finezza di colori, che gli occhi nostri non si po...
Eravamo giunti felicemente a Marsala, ed io mi ero proposto di lasciartici, giacché, terminato il mio cómpito, mi sembrava ora di riposarmi e di trascorrere in panciolle, sotto la bell¿ombra de¿ tendoni di queste liete spiagge livornesi, gli atroci giorni di sollione. Ma tu, amico caro, più allettatore dell¿ozio, tu mi stacchi dall¿ozio, e fai che io riempia di vino marsalese la vecchia borraccia, e mi metta in marcia, cantando e novellando, e risuscitando col desiderio il grande e buon vecchio, che ahimè! non è più.
Vuoi tu, dunque, amico caro, ch¿io ti racconti quel che videro i miei occhi ed udirono i miei orecchi nell¿avventurosa corsa che facemmo da Genova a Marsala ne¿ primi giorni di maggio del 1860, quando saltò in testa a Garibaldi il ticchio di fare quella che parve da principio una gran pazzia, e fu giudicata di poi opera egregia e principalissima tra le sue più belle? Io, pel bene che ti voglio, non ho il cuore di risponderti: no; ma t¿ammonisco di non pretendere da me più che non possa darti un modesto gregario di quella schiera;
L'avarizia della zia d'Emilia cedè finalmente alla sua vanità. Qualche splendido pranzo dato dalla Clairval, e l'adulazione generale ond'essa era l'oggetto, aumentarono la premura della Cheron per assicurare una parentela che l'avrebbe tanto illustrata a' propri occhi ed a quelli del mondo. Propose il prossimo matrimonio di Emilia, ed offrì di assicurarne la dote, purchè la Clairval facesse altrettanto pel nipote. Questa ponderò la proposta, e considerando ch'Emilia era la più prossima erede della Cheron, l'accettò senza difficoltà. Emilia ignorava queste disposizioni, quando la zia l'avvertì di prepararsi alle nozze che dovevano aver luogo senza indugio. La fanciulla, sorpresa, non capiv...
Montoni fece invano le più esatte ricerche sulla strana circostanza che lo aveva allarmato, e non avendo potuto scoprir nulla, dovette credere che qualcuno de' suoi fosse l'autore d'una burla così intempestiva. Le sue contese colla moglie, a proposito della cessione, divenendo più frequenti, pensò confinarla nella sua camera, minacciandola a una maggior severità se persisteva nel rifiuto. Se la signora Montoni fosse stata più ragionevole, avrebbe compreso il pericolo d'irritare, con quella lunga resistenza, un uomo come il marito in cui balia ella trovavasi. Non aveva pure obliato di quale importanza fosse per lei la conservazione del possesso de' suoi beni, che l'avrebbero resa indipend...
Sparite che furono le soldatesche del Borbone la città di Palermo pigliò un aspetto di piacevole gaiezza. L¿allegria traspariva da tutti i volti, mista ad un sentimento ineffabile di fiducia nella fortuna del gran capitano e nei felici destini d¿Italia. Si sarebbe detto che il popolo della metropoli siciliana sentiva certa ed eterna la sua vittoria e non dubitava, nemmeno per lontanissimo sospetto, che a quei giorni di giubilo avessero a seguire i giorni del dolore, come era accaduto undici anni addietro, quando dal soglio infranto era nata (per dirla col poeta) la brutale forza che vendicò l¿antico dritto ed il re.
Sulle sponde della Garonna, nella provincia di Guienna, esisteva nell'anno 1584 il castello di Sant'Aubert: dalle sue finestre scoprivansi i ricchi e fertili paesi della Guienna, che si estendevano lungo il fiume, coronati da boschi, vigne ed oliveti. A mezzodì, la prospettiva era circoscritta dalla massa imponente dei Pirenei, le cui cime, or celate nelle nubi, ora lasciando scorgere bizzarre forme, si mostravano talvolta, nude e selvagge, in mezzo ai vapori turchinicci dell'orizzonte, e talora scoprivano le loro pendici, lungo le quali dondolavano grandi abeti neri, agitati dai venti. Spaventosi precipizi contrastavano colla ridente verzura de' prati e delle selve circostanti, e lo sgua...
- All'erta!... - Corna di bisonte!... - In piedi, Bennie!... - Brucia la prateria? - No!... - Fugge il bestiame?... Un clamore assordante, un misto di urla acute, latrati e muggiti echeggia improvvisamente in lontananza, rompendo di colpo il profondo silenzio dell'immensa prateria che, dalle rive del Piccolo lago degli Schiavi, si estende, quasi senza interruzione, fino a quelle del fiume Athabasca e ai piedi della gigantesca catena delle Montagne Rocciose. Sono urla confuse d'uomini, abbaiamenti di cani, muggiti di buoi spaventati. - Bennie, che cosa sta per succedere? L'uomo così chiamato non rispose. Si era bruscamente alzato, sbarazzandosi della coperta di lana che lo copriva,...
Fui tratto a questo soggetto da uno scritto breve, ma interessante, del professore Asa Gray sui movimenti dei viticci d'alcune piante Cucurbitacee . Le mie osservazioni erano giunte più che alla metà prima ch'io apprendessi avere Palm e Hugo von Mohl osservato lungo tempo fa il fenomeno sorprendente delle rivoluzioni spontanee degli steli e dei viticci delle piante rampicanti, ed essere questo fenomeno stato successivamente il soggetto di due Memorie di Dutrochet . Nondimeno credo che le mie osservazioni, fondate sull'esame d'oltre a cento specie viventi assai distinte, contengano novità sufficienti per giustificarne la pubblicazione.
Ricordiamo ancora la inebriante impressione che avemmo alla prima notizia della rivoluzione russa. Eravamo, in piena guerra, in regime di censura, tra l'ostilità generale contro ogni idea di libertà, mentre ogni opposizione veniva soffocata, all'interno con la prigione ed il domicilio forzoso, al fronte con la fucilazione. Tutta l'Europa era avvolta in una densa tenebra di morte e di menzogna. Noi tendevamo l'orecchio ad ogni debole segno di risveglio dell'umanità martoriata. Era conforto per noi ogni voce libera, ogni parola di verità, da qualunque parte venisse, anche dai campi politicamente più avversi.
Non so se ho fatto bene o male. Non ho voluto ricorrere in appello. Avrei dovuto rimestare il bagout dei palcoscenici dialettali, riacciuffarmi coi vecchi legulei in toga. Tirai innanzi. Se non avessi avuto vergogna avrei pianto. Mi ero battuto male. Con guitti senza idee. Con prime donne che avevano fatto della prigione come peccatrici d'alcova. Ero preceduto da un baule. Ero triste. Pareva proprio che me ne andassi con la patria sotto le suola delle scarpe. Forse facevo della rettorica. Prima di giungere alla stazione centrale venni avvertito dall'avvocato della ferrovia, Galateo, che gl'istrioni del teatro milanese erano là ad aspettarmi per una fischiata solenne.
PRIMO ATTO Lo studio del dottor Francesco Floriani. Nella parete di fondo, una porta che dà in un salotto. Una porta ¿ in secondo piano ¿ a sinistra. Dallo stesso lato ¿ in primo piano ¿ uno scrittoio, con la relativa seggiola a bracciuoli, di cui la spalliera è accostata al muro, e un divano che, formando un angolo con lo scrittoio, si stende parallelo alla parete di fondo fin quasi al centro della stanza. Qualche tavolino, qualche seggiola a sdraio, qualche seggiola leggera. Un'altra porta ¿ in primo piano ¿ a destra. Ampie librerie. Sullo scrittoio, libri, carte, fascicoli, l'apparecchio del telefono, i bottoni della soneria elettrica e una grande fotografia: la fotografia di Agnese ...
In ogni tempo, nella storia del pensiero, si videro finquì due elementi in contrasto. L'uno, mosso dalla pretensione d'imporre in nome d'un'autorità soprannaturale o esteriore, e all'uopo col mezzo della forza, certe dottrine spacciate come divine, o per lo meno come necessarie alla salvezza della società, negando agli uomini il diritto di discutere tali dottrine, e punendoli quando ardissero applicarvi il loro libero esame e discostarsi dal circolo prescritto; l'altro, al contrario, bramoso di assoggettare ogni autorità a quella della ragione, rivendicando o tendendo a rivendicare il diritto di esaminar liberamente tutti i dogmi e protestando contro le violenze esercitate sul pensiero um...
Ancora che, per la invida natura degli uomini, sia sempre suto non altrimenti periculoso trovare modi ed ordini nuovi, che si fusse cercare acque e terre incognite, per essere quelli più pronti a biasimare che a laudare le azioni d'altri; nondimanco, spinto da quel naturale desiderio che fu sempre in me di operare, sanza alcuno respetto, quelle cose che io creda rechino comune benefizio a ciascuno, ho deliberato entrare per una via, la quale, non essendo suta ancora da alcuno trita, se la mi arrecherà fastidio e difficultà, mi potrebbe ancora arrecare premio, mediante quelli che umanamente di queste mie fatiche il fine considerassino. E se lo ingegno povero, la poca esperienzia delle cose...
È un pezzo che dura quest'uso della Strenna dei Rachitici, ma, ch'io sappia, nessuno pensa a lamentarsene; anzi ogni anno pare che la Strenna diventi una cosa sempre più desiderata e quasi necessaria, come le vecchie amicizie. A voi, vecchi associati e benefattori, porge l'occasione di fare un po' di bene, e questo bene so che vi fa bene: dunque per voi la Strenna è un gusto e un bisogno del cuore. Per gli altri, che vedono il libro la prima volta, è una curiosità che invoglia. Alla vista di un libro così ben stampato, è naturale che uno desideri di sapere chi sono questi Rachitici, e che cosa si può fare per loro...
Ancora che, per la invida natura degli uomini, sia sempre suto non altrimenti periculoso trovare modi ed ordini nuovi, che si fusse cercare acque e terre incognite, per essere quelli più pronti a biasimare che a laudare le azioni d'altri; nondimanco, spinto da quel naturale desiderio che fu sempre in me di operare, sanza alcuno respetto, quelle cose che io creda rechino comune benefizio a ciascuno, ho deliberato entrare per una via, la quale, non essendo suta ancora da alcuno trita, se la mi arrecherà fastidio e difficultà, mi potrebbe ancora arrecare premio, mediante quelli che umanamente di queste mie fatiche il fine considerassino. E se lo ingegno povero, la poca esperienzia delle cose...
A differenza degli Europei che divisero l'anno in quattro stagioni, gli Orientali usavano dividerlo in sei parti che noi distingueremo col titolo di epoche, poichè pare che tale divisione fosse stata addottata anche presso gli antichi ebrei. Probabilmente essi la fondavano sopra un versetto del Pentateuco che ora noi andremo a citare. Dopo il diluvio, quando Dio strinse l'alleanza con Noè e gli promise che non avrebbe più mandato il diluvio a distruggere la terra, perchè la tentazione del cuore umano è cattiva dalla sua gioventù; soggiunse: «Per tutta la durata della terra la seminagione (I) e la mietitura (II), l'inverno (III), e l'estate (IV), la primavera (V) e l'autunno (VI), il giorn...
Eccovi un altro mio lavoro - questo lo dedico a voi, non perchè sia migliore degli antecedenti, ma perchè voi troverete dei fatti compiuti dai vostri antesignani e fedelmente narrati da me, testimonio oculare. Il male che dico del governo, credo sia inferiore ai meriti dello stesso, e desidero si creda che non per sistema io lo maledico, ma per puro convincimento di far bene, accennando al male. Che la Monarchia per interesse proprio abbia secondato le aspirazioni nazionali nell'unificazione patria credo assurdo il negarlo, siccome assurdo sarebbe il negare aver la Democrazia seminato i campi di battaglia coi suoi martiri nell'intento solo generoso dell'unificazione dell'Italia e della ...
MIGLIORE. Voi stareste meglio di gennaio al fuoco, messer Salvestro, che di luglio su i Marmi; perché cotesto berretton tinto in grana che voi portate, che fu giá fodrato, si convien piú con il verno che non si confá con la state. SALVESTRO. E tu staresti meglio con un celatone in capo, di questo tempo, che con cotesto cappuccio. Oh quanto ti stanno peggio indosso i panni a te che 'l berrettone a me! Ma, s'io m'allegerissi, infredderei, e un altro maggiore sarebbe troppo: di questa sorte, che fosse nuovo, non credo che se ne trovi. Ma dimmi, tu, che sei grande piú degli altri, debbi aver maggior caldo degli altri, di ragione;
Salv. Largo campo di filosofare a gl'intelletti specolativi parmi che porga la frequente pratica del famoso arsenale di voi, Signori Veneziani, ed in particolare in quella parte che mecanica si domanda; atteso che quivi ogni sorte di strumento e di machina vien continuamente posta da numero grande d'artefici, tra i quali, e per l'osservazioni fatte dai loro antecessori, e per quelle che di propria avvertenza vanno continuamente per se stessi facendo, è forza che ve ne siano de i peritissimi e di finissimo discorso. Sagr. V. S. non s'inganna punto: ed io, come per natura curioso, frequento per mio diporto la visita di questo luogo e la pratica di questi che noi,
Trentacinque anni or sono, vale a dire al tempo della Epopea Garibaldina, memorabile nella storia di questo secolo per le patriottiche audaci imprese, e per le vittoriose battaglie, la gioventù che vi aveva preso parte valida, restituitasi al domestico focolare, si abbandonava con diritto, a qualcun ozio di Capua, e naturalmente, onde non degenerare dai comuni progenitori, Adamo ed Eva, faceva, come suol dirsi, all'amore, anche senza paradiso terrestre.
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